Negli appalti pubblici, la figura dei consorzi ha sempre rivestito un ruolo cruciale per favorire la partecipazione delle imprese, specialmente quelle di piccole e medie dimensioni. Tuttavia, la recente evoluzione normativa ha affinato il quadro regolatorio, introducendo significative modifiche alla disciplina dei cosiddetti "consorzi non necessari".
I consorzi non necessari sono forme aggregative di imprese che, a differenza dei consorzi stabili, non danno vita a un soggetto giuridico autonomo rispetto alle imprese consorziate. Essi operano per la gestione congiunta di un contratto d’appalto senza costituire una struttura permanente. In sostanza, le imprese partecipano alla gara sotto un’unica veste giuridica, ma conservano la propria autonomia operativa.
Il principale vantaggio di questa forma di aggregazione risiede nella possibilità di sommare i requisiti di qualificazione delle imprese consorziate, agevolando così l’accesso alle gare di maggiore rilevanza economica. Tuttavia, tale opportunità deve essere bilanciata con la necessità di garantire trasparenza e concorrenza, evitando che i consorzi non necessari diventino uno strumento elusivo delle regole sugli appalti pubblici.
Il nuovo Codice dei Contratti Pubblici, come riformato dal D. Lgs. n. 36/2023 e successivi correttivi, ha introdotto ulteriori precisazioni in merito alla disciplina dei consorzi non necessari. In particolare, il legislatore ha posto l’accento su tre aspetti fondamentali:
Le nuove regole impongono ai consorzi non necessari una maggiore trasparenza e una più attenta programmazione della propria attività. Le imprese devono prestare particolare attenzione alla fase di costituzione del consorzio e alla selezione dei soggetti esecutori, pena l’esclusione dalla gara o l’impossibilità di eseguire il contratto. Inoltre, le stazioni appaltanti sono chiamate a verificare con maggiore scrupolo la composizione e l’operatività dei consorzi non necessari, richiedendo la documentazione necessaria a garantire il rispetto delle prescrizioni normative.
Un altro aspetto rilevante riguarda la necessità, per il consorzio, di assicurare continuità e coerenza tra le imprese indicate in gara e quelle effettivamente coinvolte nell’esecuzione del contratto, per evitare fenomeni di opacità gestionale.
La giurisprudenza amministrativa ha più volte sottolineato come i consorzi non necessari rappresentino un importante strumento di partecipazione per le PMI, a condizione che siano rispettati i principi di trasparenza e parità di trattamento. Il Consiglio di Stato ha ribadito che l’utilizzo dei consorzi non necessari deve essere orientato al rafforzamento delle capacità tecniche ed economiche delle imprese, senza trasformarsi in un mero escamotage per eludere i requisiti di qualificazione o alterare la concorrenza.
In conclusione, la riforma della disciplina dei consorzi non necessari si inserisce nel più ampio disegno di razionalizzazione e trasparenza degli appalti pubblici. Se da un lato essa favorisce la partecipazione delle PMI alle gare, dall’altro introduce meccanismi di controllo più stringenti per garantire la correttezza delle procedure di affidamento.
Per gli operatori economici, la sfida è dunque quella di adeguarsi alle nuove disposizioni senza rinunciare ai vantaggi derivanti dalla collaborazione consortile. In questo contesto, risulta essenziale che le imprese consorziate e le stazioni appaltanti instaurino un dialogo costante e trasparente, volto a garantire la piena conformità delle procedure e la tutela della concorrenza leale, nell’interesse di un mercato degli appalti sempre più efficiente e inclusivo.
Avvocato Francesco Laruffa